Quando, dove, perché il mental coaching?

Quando, dove, perché il mental coaching?

Una domanda che racchiude in sé una contraddizione, perché il mental coaching è una preparazione e un’azione utile in tutti momenti della vita, realizzabile in qualsiasi luogo e per differenti ragioni.
Tuttavia dato che mi preme informare e chiarificare il senso e l’utilità di questa componente sportiva che progressivamente sta prendendo piede nell’allenamento e nella presa di coscienza degli atleti, delle squadre e degli allenatori nell’ultimo decennio, cercherò di “strutturare” la risposta a questa domanda.

When.

Paradossalmente, il più delle volte la domanda che i mental coach ricevono proviene da un atleta (o dal suo genitore, allenatore, ecc.) quando… egli perde. Ma la sconfitta come ben sapete non è uno stato definitivo, ma piuttosto un porta che si apre verso la “stanza della consapevolezza”, del miglioramento che implica perseveranza ma anche cambiamento. Perciò in un momento complesso del proprio percorso competitivo la chiave di questa porta alle volte è il mental coaching. Si tratta quindi di un fase sensibile, come :

  • un susseguirsi di sconfitte inspiegabili (per l’atleta, ma anche per i suoi collaboratori)
    un riscontro da parte dell’atleta o dell’allenatore di “debolezze” a livello mentale, come la difficoltà a concentrarsi, ad attivarsi, a rilassarsi, a performare in gara, nonostante l’allenamento e le abilità tecniche, fisiche, tattiche dello sportivo
  • una mancanza di coesione, o di comunicazione nella squadra (per gli sport collettivi, ma anche individuali) o il sorgere di conflitti (espliciti o taciti) nella palestra o tra gli atleti
  • la preparazione di una squadra o di un atleta per un appuntamento molto importante, con il fine di arrivare su tutti i lati pronto alla competizione (preparazione delle Olimpiadi, campionati del mondo, finali nazionali, ecc.)
  • la gestione dell’ “ansia da prestazione” laddove l’individuo si sente messo alla prova
  • quando l’atleta sente di aver perso la sicurezza in sé stesso

Queste sono le ragioni più frequenti che portano gli sportivi ad iniziare un accompagnamento in preparazione mentale. Tuttavia il mental coaching è efficace anche laddove non c’è un motivo di sconfitta, ma:

  • un periodo di transizione (fisico vero e proprio e/o anche temporale) nella carriera dell’individuo: trasferimento in una struttura più competitiva lontano dalla famiglia, cambiamento di paese e quindi di mentalità, accompagnamento nel fine carriera, accompagnamento dopo una vittoria importante, ecc.
  • accompagnamento dell’atleta durante il periodo di infortunio, di riabilitazione e di rieducazione: la preparazione mentale aiuta l’atleta a non perdere le capacità tecniche, a relativizzare l’infortunio, a fissarsi nuovi obiettivi dopo l’incidente, a riacquistare la sicurezza in sé stessi e nel proprio corpo, ecc.
  • difficoltà percepite dall’atleta o dell’allenatore nel gestire il proprio tempo, la propria pratica, il rapporto con i propri collaboratori/atleti
  • migliorare la relazione allenatore/allenato(i)
  • un periodo di demotivazione, stanchezza, cattivo umore, incapacità a concentrarsi, ecc. durante la stagione. Alle volte un forte stress psico-fisico prolungato nella stagione, può portare l’individuo al burn-out, che frequentemente viene ignorato o preso alla leggera, soprattutto negli ambienti in cui la quantità è valutata come un fattore primario nell’allenamento. L’accompagnamento in mental coaching permette di valutare e attenuare il livello di sovrallenamento dell’atleta, che è un dato soggettivo da non generalizzare sull’intera popolazione di atleti. Pertanto ogni atleta reagisce allo stress in modo originale e il livello di stress è dipendente dai diversi progetti di quest’ultimo
  • velocizzare i tempi di apprendimento tecnici, tattici e fisici, affiancando quindi le tecniche di mental coaching con il lavoro tecnico, tattico e fisico
  • nella periodizzazione della preparazione sportiva della squadra o di un’atleta sulla stagione e il lungo termine (in questo caso su diversi assi e obiettivi di lavoro)
    e altro ancora…

Where.

Il mental coaching è un allenamento. Dopo aver partecipato alle sedute con il preparatore mentale, l’individuo potrà effettuare ed allenare le tecniche ovunque egli desidera, autonomamente. Quindi non esclusivamente nello studio del preparatore mentale o sul campo, ma anche durante le sedute di preparazione fisica in cui si mette alla prova, le competizioni di livello inferiore possono essere un buon compromesso di allenamento, la “messa in situazione” ad allenamento, ma anche i tragitti in auto, in treno o in aereo, i momenti prima di andare a dormire, gli istanti della giornata in cui la persona prende coscienza di certi funzionamenti debilitanti, ecc. In funzione della domanda, degli strumenti dati dal mental coach e con il suo aiuto, lo sportivo troverà i momenti più opportuni in cui prepararsi mentalmente. Potrà capitarvi di allenare la vostra mente anche sdraiti sulla spiaggia o facendo dei compiti per casa!

Why.

Se la risposta più abituale alla domanda “Quando?” è “nei periodi di sconfitta”, alla domanda “Perché?” è altrettanto frequente rispondere “per vincere”.

Certamente una visione ambiziosa della pratica sportiva, ma nella quale si racchiude tutto il senso dei sacrifici immensi, delle ore di lavoro di queste persone eccezionali che sono gli atleti competitori, ma soprattutto e da non dimenticare il divertimento e la passione che si racchiude nel loro “why”. Prepararsi fisicamente, tecnicamente, tatticamente e mentalmente per raggiungere degli obiettivi sportivi e per diventare autonomi: un cammino ed un processo che insegna loro l’impegno, il lavoro, la volontà e tutte quelle strategie e consapevolezze riutilizzabili nella vita. Dunque “per crescere”, anche al di fuori della semplice pratica sportiva.

Spesso la risposta a questa domanda è avere in mano tutte le carte vincenti, ma ora vi ripongo la domanda… Qual è il vostro Perché?

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